Bufale

In questa sezione troverete degli articoli che svolgono un lavoro di fact checking di alcune tesi storiche sul regno delle due Sicilie e sui Borboni.

1860Bufale

Cassate per i Mille

I “veri storici” borboniani aprono continuamente nuovi orizzonti, nuove prospettive di ricerca, svelano crimini occultati per secoli e secoli. Chi aveva mai saputo, ad esempio, del saccheggio di Palermo da parte dei garibaldini subito dopo l’occupazione della città nel giugno 1860? A svelare il misfatto è però intervenuto sul sito “parlamentoduesicilie.eu” un signor Vincenzo Gulì, “coordinatore” di quel parlamento, comunicando che tale Giuseppe Scianò, intrepido ricercatore, avrebbe trovato la prova che il 9 giugno 1860 «il criminale Garibaldi» aveva accordato «ai barbari alle sue dipendenze il permesso di saccheggiare la città non più protetta dalle autorità regie». E il signor Gulì si duole delle sofferenze inflitte alla popolazione per ben tre giorni da «sciacalli venuti dal nord» e in particolare per le «scene strazianti» alle quali avrà di certo assistito il suo bisnonno omonimo, collaboratore di quel Salvatore Gulì, al quale va il merito storico di aver inventato la cassata.
L’accusa è talmente assurda che non vi presterebbe fede un bambino di prima elementare.

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BufalePersonaggi storici

Carlo Alianello e i fucilati inesistenti

Carlo Alianello rimane ancora oggi il pontefice massimo del neoborbonismo, il vero creatore delle più incredibili fandonie sul mitico regno delle Due Sicilie propalate a piene mani da nipotini zelanti. Fu Alianello a coniare la similitudine tra l’esercito del regno d’Italia e le rappresaglie naziste, a lodare la mitezza del carcere inflitto ai detenuti politici dal magnanimo Ferdinando II, a regalare alla signorina Penelope Smyth, probabile «avventuriera», lo zio Palmerston, a incontrare i fantasmi dei soldati dell’esercito borbonico al chiaro di luna, a magnificare l’evangelica misericordia del buon re Ferdinando.

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BufaleEconomia

Sul Regno delle Due Sicilie “terza potenza industriale”

Poiché, malgrado le continue smentite, continua a essere diffusa da allocchi e furbastri, tra i pretesi “primati” borbonici, la fandonia assurda del Regno delle Due Sicilie “terza potenza industriale”, non si sa bene se dell’Europa o del mondo, come tale riconosciuta – non è ben chiaro con quale modalità – all’Esposizione Universale di Parigi del 1855, che talvolta diviene con un doppio errore 1856, spero che questa breve nota possa contribuire a fare la necessaria chiarezza.

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BufaleSocietà

Il pensionato è mio…

La fantasia neborbonica non conosce confini, spazia senza soluzione di continuità dal campo scientifico a quello artistico, da quello economico a quello finanziario senza risparmiare il settore mutualistico e previdenziale. In un lunghissimo elenco di primati suddivisi per anno consultato in data 18 maggio 2020 nel sito del “Movimento neoborbonico” si legge infatti: «1818 prima istituzione del sistema pensionistico in Italia (con ritenute del 2% sugli stipendi)». La notizia è falsa.

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BufalePersonaggi storici

Carlo Alianello e le carceri scomparse

Nel quadro della «Borbonian Renaissance» che da alcune ben precise aree “culturali” – e uso il vocabolo in senso strettamente antropologico – si continua a promuovere, riaffiorano anche antiche polemiche mosse a suo tempo dagli apologeti del governo napoletano per ribattere alle accuse che gli venivano mosse.
Si è tornati a così a parlare, riprendendo l’antologia romanzata di scrittori legittimisti pubblicata da Carlo Alianello una cinquantina d’anni fa, delle famose lettere sull’amministrazione della giustizia nel regno borbonico e sulle carceri napoletane scritte nel 1851 da William Gladstone al politico conservatore Lord Aberdeen, sollevando dubbi sulle reali motivazioni e circostanze del soggiorno dell’uomo politico inglese a Napoli, e negando che la sua testimonianza sulle condizioni dei detenuti politici fosse fondata su un’esperienza diretta.

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BufaleEconomia

I treni di Cavour

Per troppo tempo si è lasciato passare, fidando nella capacità critica dell’utente medio della «rete», il diffondersi di ricostruzioni fantasiose o addirittura false sulla storia italiana dell’Ottocento, col risultato di accreditare presso un’opinione pubblica disorientata l’impressione che si trattasse di testi validi e credibili e di conferire loro una patente di attendibilità.

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