Mille

1860

La Sicilia che ne invase due

Sui “social”, l’accademia storica del neoborbonismo, dilaga il tormentone dell’invasione nel 1860 del regno borbonico senza dichiarazione di guerra ad opera dei soliti piemontesi. Ignoriamo il mondo assurdo di chi scrive con la pretesa di essere preso sul serio “mi hanno occupato 160 anni fa” – e qui c’è solo da congratularsi per la longevità del soggetto – e stiamo sul terreno storico.
Va innanzi tutto premesso che la prassi di iniziare lo stato di guerra attraverso una dichiarazione era
tutt’altro che costante.

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Società

Dagli al Risorgimento!

L’anti-risorgimento da fenomeno di nicchia proprio di talune frange del fondamentalismo cattolico e del pensiero antimoderno conquista nuovi spazi e amplia la propria platea con il nascere tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta del XX secolo di movimenti politici localisti in alcune regioni dell’Italia settentrionale. Elemento costitutivo del loro progetto di radicamento è la proclamazione di una sorta di “purezza etnica” – si proclamano discendenti diretti e senza “mescolanze” di «liguri, veneti, celti e longobardi» (G. Oneto, I confini della Padania, «Quaderni padani», a, 2, n. 3, gennaio-febbraio 1996, p. 10) – compromessa dalla nascita di un unico stato-nazione che obbligava ad una forzata e innaturale fusione con altre culture. Il processo risorgimentale va di conseguenza avversato sia per averli inseriti in uno stato nazionale che ne compromette l’identità e nel quale rifiutano di riconoscersi, sia perché ha loro addossato il carico di un’Italia meridionale pigra, malavitosa e sfruttatrice, da mantenere con le tasse estorte da uno Stato centrale che vorrebbero destrutturare.

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1860Giuseppe GaribaldiMille

Le tre carte dei neoborbonici

Eredi della “siculofobia” borbonica, i neoborbonici si ingegnano a far sparire nel silenzio il ruolo e perfino l’esistenza delle migliaia di volontari siciliani che impegnarono l’esercito di Francesco II prima dell’arrivo dei garibaldini, affiancarono i Mille dopo il loro sbarco, risultarono decisivi nei momenti cruciali come nella battaglia di Palermo, combatterono nell’esercito meridionale che, varcato lo stretto di Messina, giunse fino al Volturno. Quelle squadre di volontari cancellano infatti in modo definitivo la “bufala” – per usare un termine oggi di moda – dell’invasione piemontese ridando centralità al popolo siciliano nella storia di Sicilia.

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1860BufaleGiuseppe GaribaldiPersonaggi storici

Gli inglesi offrirono Marsala a Garibaldi?

Le circostanze nelle quali avvenne lo sbarco dei Mille a Marsala l’11 maggio 1860 furono immediatamente oggetto di una violenta polemica circa il presunto ruolo determinante che vi avrebbero giocato due vascelli della flotta da guerra britannica, l’Argus e l’Intrepid, ormeggiati in rada, e che avrebbero – con modalità non meglio precisate – impedito alle navi dell’Armata di mare napoletana sopraggiunte di lì a poco, la corvetta Stromboli al comando di Guglielmo Acton ed il vapore Capri al comando di Marino Caracciolo, di bloccare, o almeno di contrastare efficacemente, lo sbarco stesso con il tiro dei loro cannoni.

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BufaleGiuseppe GaribaldiPersonaggi storici

Come ti impelliccio i Mille

Nella propaganda neoborbonica torna di quando in quando la domanda: ma voi sapete chi erano nella «vera storia» i Mille? Ora, sui componenti la spedizione garibaldina furono espressi già dai contemporanei giudizi contrastanti da personaggi di vario orientamento politico, poiché sappiamo che, al di là delle rappresentazioni oleografiche dell’agiografia risorgimentale in azione negli anni immediatamente successivi all’unificazione, lo scontro tra diversi gruppi e culture fu, nella storia di quello che chiamiamo “Risorgimento”, assai aspro.

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1860BufaleGiuseppe Garibaldi

La seconda morte di Ippolito Nievo

Nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1861, sulla rotta Palermo-Napoli, affonda il piroscafo “Ercole”: a bordo circa ottanta persone tra uomini d’equipaggio e passeggeri. Tra essi il poeta e romanziere Ippolito Nievo, che ricopriva l’incarico di vice-intendente dell’Esercito meridionale (l’Intendenza era l’ufficio che ne curava l’amministrazione), e gli altri addetti a quel compito. Del naufragio non vi furono superstiti e non si trovò allora né in seguito alcun relitto della nave.

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1860Bufale

Documenti borbonici e capriole neoborboniche

È nozione comune tra gli storici che nulla vi sia di più inedito di ciò che è stato già edito: essendo la quantità di fonti messe a stampa spesso di tale mole da finire per nascondere, anziché svelare, i documenti pubblicati, o almeno parte di essi.
Proprio la lettura di uno di questi documenti mette a tacere in modo incontrovertibile le insinuazioni diffuse centosessanta anni fa dalla pubblicistica legittimista e clericale, e riprese in tempi recenti dal chiacchiericcio neoborbonico, circa la pretesa corruzione dei comandanti delle truppe napoletane operanti nell’isola per favorire l’azione delle truppe in camicia rossa e delle squadre dei picciotti.

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