1860

La Sicilia che ne invase due

Sui “social”, l’accademia storica del neoborbonismo, dilaga il tormentone dell’invasione nel 1860 del regno borbonico senza dichiarazione di guerra ad opera dei soliti piemontesi. Ignoriamo il mondo assurdo di chi scrive con la pretesa di essere preso sul serio “mi hanno occupato 160 anni fa” – e qui c’è solo da congratularsi per la longevità del soggetto – e stiamo sul terreno storico.

Va innanzi tutto premesso che la prassi di iniziare lo stato di guerra attraverso una dichiarazione era tutt’altro che costante. «Il colonnello Maurice aveva fatto una statistica diligente dal 1700 al 1870 e aveva contato 110 casi di guerra non preceduta da alcuna dichiarazione contro soli 10 nei quali la formalità era stata osservata» (AA.VV., Guerra, in Enciclopedia Italiana Treccani on line). Coerente con questa prassi fu la condotta dello stesso Ferdinando II nel quadro della “guerra federale” del 1848. Il 26 marzo a Napoli si pubblicò un manifesto, firmato dal direttore di Polizia Tofano, per arruolare volontari per le regioni settentrionali; il 7 aprile le truppe ricevettero l’ordine di portarsi sul Po, cioè tecnicamente di “invadere” la Lombardia giuridicamente “austriaca”, senza alcuna dichiarazione di guerra.

La spedizione garibaldina fu una iniziativa presa a sostegno di una rivoluzione già in atto in Sicilia, che aveva provocato la dissoluzione dell’apparato burocratico-amministrativo borbonico. Perfino l’ultraborbonico direttore di polizia Salvatore Maniscalco, ben prima che sbarcassero i Mille, aveva trasferito a Napoli la sua famiglia e il luogotenente generale principe di Castelcicala informava Francesco II il 14 maggio 1860, cioè il giorno prima della battaglia di Calatafimi, che la «rivoluzione morale dell’isola» era già compiuta (1860. Documenti riguardanti la Sicilia, s.d., s.l., p. 155. Si tratta di un libro diplomatico edito dal governo borbonico in forma anonima). La Sicilia dunque si “invase” da sé.

E infine. Le truppe sarde passano il Tronto il giorno 10 ottobre. In quel momento il governo borbonico esercita la propria sovranità soltanto sulla città e sobborghi di Gaeta, avendo subito sul Volturno la sconfitta per opera dell’Esercito meridionale, di fatto dunque il governo di Francesco II si è ormai dissolto. A Napoli c’è invece il governo della dittatura garibaldina, che dalla Sicilia è risalito fino alla capitale del regno e, dopo l’abbandono della città da parte di Francesco II, governa i “domini al di qua del Faro” con il sostegno di comitati rivoluzionari sorti in ogni provincia del regno.

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