Società

Dagli al Risorgimento!

L’anti-risorgimento da fenomeno di nicchia proprio di talune frange del fondamentalismo cattolico e del pensiero antimoderno conquista nuovi spazi e amplia la propria platea con il nascere tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta del XX secolo di movimenti politici localisti in alcune regioni dell’Italia settentrionale. Elemento costitutivo del loro progetto di radicamento è la proclamazione di una sorta di “purezza etnica” – si proclamano discendenti diretti e senza “mescolanze” di «liguri, veneti, celti e longobardi» (G. Oneto, I confini della Padania, «Quaderni padani», a, 2, n. 3, gennaio-febbraio 1996, p. 10) – compromessa dalla nascita di un unico stato-nazione che obbligava ad una forzata e innaturale fusione con altre culture. Il processo risorgimentale va di conseguenza avversato sia per averli inseriti in uno stato nazionale che ne compromette l’identità e nel quale rifiutano di riconoscersi, sia perché ha loro addossato il carico di un’Italia meridionale pigra, malavitosa e sfruttatrice, da mantenere con le tasse estorte da uno Stato centrale che vorrebbero destrutturare.

Lungo questa linea di interpretazione questa particolare sotto-cultura, questo “nordismo” si incontrava con la speculare sotto-cultura neoborbonica che andava emergendo nelle regioni meridionali, alimentata dagli effetti negativi della globalizzazione e dalla delusione per la mancata convergenza con le aree più forti, e sorretta dal mito consolatorio della propria decadenza da uno stato originario ricco e potente, il regno borbonico, causata da un complotto di forze estranee e malvage che ne hanno saccheggiato le risorse a proprio vantaggio. Insomma per i “celto-longobardi” il sud mafioso e pelandrone sfrutta il nord, per i neoborbonici lo sfruttatore è il nord avido e schiavista.

Ne derivano ricostruzioni degli eventi risorgimentali simili pur muovendo da convinzioni opposte perché il “nemico” è comune, lo stato nato dal Risorgimento. Il nemico più odiato da entrambi gli schieramenti, da denigrare ricorrendo a qualunque accusa utile a distruggerne la figura agli occhi dei fedeli del nuovo credo, non può dunque che essere Giuseppe Garibaldi in quanto “responsabile” dell’inclusione dell’Italia del sud nel nuovo organismo statale.

Tra le imputazioni più singolari addebitate al condottiero dei Mille spicca quella di aver venduto «qualcosa come 2.500 -3000 soldati napoletani» del disciolto esercito delle Due Sicilie agli “Stati Confederati d’America” durante la guerra civile americana. A muoverla fu G. Oneto (I borbonici venduti al generale Lee, «Libero», 17-11-2010, p. 39), attivissimo “storico” del Risorgimento cucinato in salsa leghista, morto qualche anno fa. Ragione di questo mercato la necessità di «sbarazzarsi dei prigionieri borbonici» che «accatastati nei campi di concentramento a Nord» morivano «a migliaia di stenti, freddo e malattie». Mediatore dell’affare dai contorni indefiniti (vendita? leasing? comodato d’uso? prestito?) Liborio Romano che per la spedizione si sarebbe servito di «navi garibaldine battenti con sfrontatezza bandiera nordista». Nessuno sapeva che Garibaldi fosse un armatore, proprietario di navi mercantili? Eh, ma allora i neostorici che ci stanno a fare? Però, garantiva Oneto, i meridionali servivano solo come soldati semplici: gli ufficiali italiani nell’esercito unionista erano – noblesse oblige – quasi tutti settentrionali. D’altronde gli ufficiali dell’esercito delle Due Sicilie erano passati in gran parte sotto le odiate insegne piemontesi: dei soldati soltanto 1 (uno) era «passato» con i garibaldini: ma era un ussaro, si sa come sono questi mercenari.

E se leggendo il risorgimento leghista vi sembra di aver già letto le stesse ridicole fandonie sotto una diversa bandiera, non state ricordando male: la fabbrica dei falsi è la stessa, solo vende con due marchi diversi.

Un pensiero su “Dagli al Risorgimento!

  • Carlo Saffioti

    Il pericolo maggiore , le polemiche più feroci vengono non più dai leghusti secessionisti na dsl revisionismo neobirbonico che sta imkerverdsndo sui media e sui social diffondendo falsità e invenzioni . Il tutto con la connivenza di amministratori e politici locali e nel silenzio degli storici e accademici .

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