Palermo 1815-1860. L’economia preindustriale di una ex capitale di Augusto Marinelli

In tempi di revisionismo storiografico e di nostalgismo neoborbonico, cui si deve una rappresentazione del sistema economico e dell’apparato produttivo del Regno delle Due Sicilie che lo colloca al livello dei paesi più progrediti industrialmente al confronto con gli stati preunitari della Penisola, il libro di Augusto Marinelli sull’economia della capitale dell’ex Regno di Sicilia (1815-1860), rifuggendo da semplificazioni e generalizzazioni, si colloca sul piano di un’analisi rigorosa dei fatti documentati, di tenore e merito assai lontani dalla tesi sopracitata.

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Sul Regno delle Due Sicilie “terza potenza industriale”

Poiché, malgrado le continue smentite, continua a essere diffusa da allocchi e furbastri, tra i pretesi “primati” borbonici, la fandonia assurda del Regno delle Due Sicilie “terza potenza industriale”, non si sa bene se dell’Europa o del mondo, come tale riconosciuta – non è ben chiaro con quale modalità – all’Esposizione Universale di Parigi del 1855, che talvolta diviene con un doppio errore 1856, spero che questa breve nota possa contribuire a fare la necessaria chiarezza.

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Lo zolfo siciliano tra Napoli e Londra

La fascinazione esercitata sugli storici dalla «drôle de guerre» tra Regno delle Due Sicilie e governo britannico nella primavera 1840 causata dalla siciliana «questione degli zolfi» ha finito per focalizzarne l’attenzione quasi esclusivamente sugli aspetti politico-diplomatici e per indurli così a considerarla – come apparve alla pubblicistica dell’epoca – solo come una manifestazione di politica coloniale esercitata dalla «perfida Albione» contro un piccolo regno orgogliosamente deciso a difendere la propria dignità.

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I treni di Cavour

Per troppo tempo si è lasciato passare, fidando nella capacità critica dell’utente medio della «rete», il diffondersi di ricostruzioni fantasiose o addirittura false sulla storia italiana dell’Ottocento, col risultato di accreditare presso un’opinione pubblica disorientata l’impressione che si trattasse di testi validi e credibili e di conferire loro una patente di attendibilità.

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