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Economia

I telai di Camilleri

È pratica diffusa nelle varie articolazioni del mondo “neosuddista” l’estrazione da testi di personaggi noti di frasi a effetto per sostenere la propria tesi di un Sud-Italia aggredito e impoverito dai “predoni” del nord. E talvolta c’è chi, senza volerlo, dà loro una mano. Andrea Camilleri, peraltro convinto sostenitore della necessità dell’unità d’Italia, – in un’intervista del maggio 2012 definì Giuseppe Garibaldi «una sorta di Che Guevara, che però non commette il suo errore, cioè andare dove non c’è un terreno fertile» -, in un articolo apparso sul quotidiano «L’Unità» del 5 luglio 2010 sostenne che dopo il 1860 «i telai, ottomila ce n’erano in Sicilia e chiudono nel giro di due anni, perché si preferiscono i telai biellesi»; e aggiunge che «va a picco il grafico della natalità» per l’introduzione del servizio militare obbligatorio, che non ci sarebbe stato sotto il governo borbonico.

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Economia

Lo zolfo siciliano tra Napoli e Londra

La fascinazione esercitata sugli storici dalla «drôle de guerre» tra Regno delle Due Sicilie e governo britannico nella primavera 1840 causata dalla siciliana «questione degli zolfi» ha finito per focalizzarne l’attenzione quasi esclusivamente sugli aspetti politico-diplomatici e per indurli così a considerarla – e così fu descritta da parte della pubblicistica dell’epoca – solo come una manifestazione di politica coloniale esercitata dalla «perfida Albione», decisa ad accaparrarsi una preziosa materia prima, contro un piccolo regno orgogliosamente deciso a difendere la propria dignità.
Sono invece rimasti in ombra gli aspetti propriamente economici della questione, che raccontano una storia ben diversa.

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EconomiaTrasporti

I treni fantasma di Nicola Zitara

Uno dei trofei sventolati dal mondo neoborbonico per rivendicare il maggior sviluppo industriale del regno di Ferdinando II rispetto agli altri stati preunitari è la “vendita” di locomotive e carrozze ferroviarie prodotte nello stabilimento di Pietrarsa al Regno di Sardegna. Si tratta in realtà di una menzogna costruita cinicamente ad arte da Nicola Zitara («L’Unità truffaldina», e-book consultabile in rete, p. 125, nota 59), e diffusa da un’abile propaganda sulla rete o attraverso testi redatti da dilettanti in cerca di notorietà.

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BufaleEconomia

Una bufala per il riso

Circola da anni – e la si può ancora trovare oggi 28 aprile 2023 ad esempio nel blog “Terroni” – l’accusa al Regno d’Italia, anzi ai “Savoia” che a quanto pare nel regno facevano tutto personalmente, di aver proibito nel 1861 la coltivazione del riso in Sicilia ovviamente al fine di proteggere la produzione del “Nord”. Chiedere ai suoi propalatori quale norma di legge abbia introdotto questo divieto è inutile: le fonti alle quali si è rimandati sono vari e vaghi riferimenti giornalistici. Si tratta – ma nessuno se ne stupirà – dell’ennesima fandonia per creduloni.

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Economia

Azioni e bovini

Già agli inizi degli anni Sessanta del secolo appena trascorso – ormai due generazioni fa – i notissimi studi di Domenico Demarco avevano restituito una visione più equilibrata della situazione economica del regno delle Due Sicilie rispetto a quella diffusa dalla pubblicistica “sabaudista” nel calore della lotta politica pre e soprattutto post-unitaria. I risultati di quella ricerca avevano avuto già allora larga diffusione anche attraverso la pubblicazione di testi in edizione economica rivolti a un pubblico assai vasto e addirittura di volumi dedicati alla formazione di militanti e quadri di partiti politici1. Le polemiche rivolte dalla libellistica neoborbonica contro la inesistente “storiografia ufficiale” a base di “non sapevamo” sono dunque prive di fondamento: se qualcuno non legge quanto viene pubblicandosi, non è certo colpa degli storici. Spesso però pare addirittura ottimistico supporre che gli autori delle fantasiose ricostruzioni che costituiscono la maggior parte di questa produzione non leggano e non abbiano letto nulla.

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Economia

Palermo 1815-1860. L’economia preindustriale di una ex capitale di Augusto Marinelli

In tempi di revisionismo storiografico e di nostalgismo neoborbonico, cui si deve una rappresentazione del sistema economico e dell’apparato produttivo del Regno delle Due Sicilie che lo colloca al livello dei paesi più progrediti industrialmente al confronto con gli stati preunitari della Penisola, il libro di Augusto Marinelli sull’economia della capitale dell’ex Regno di Sicilia (1815-1860), rifuggendo da semplificazioni e generalizzazioni, si colloca sul piano di un’analisi rigorosa dei fatti documentati, di tenore e merito assai lontani dalla tesi sopracitata.

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