Conferenze

Scuola pubblica e Risorgimento

La professoressa Maria Schiena è stata censurata di fatto durante un evento organizzato dal Rotary Club di San Giovanni Rotondo con il patrocinio, tra gli altri, dell’Istituto Magistrale “Maria Immacolata. Condividiamo una sua lettera pubblicata sul giornale “L’attacco” di Foggia, sperando che nelle scuole pubbliche italiane venga fatta una divulgazione storica attendibile sul Risorgimento e non avvengano più eventi del genere:

La mattina del 5 maggio scorso, sono stata protagonista di un fatto veramente increscioso che mi ha dato la sensazione di essere stata catapultata nell’assurdo mondo distopico di Orwell, dove i rapporti umani erano all’improvviso diventati, a mio parere, incivili e privi di regole democratiche.
Tutto è iniziato dopo aver ricevuto da un’amica la locandina di una “tavola rotonda” sul tema: la questione meridionale. Dato che il tema mi interessava, avendo discusso la mia tesi di Laurea proprio su tale argomento, ho deciso di prendervi parte. L’evento, organizzato dal Rotary Club di San Giovanni Rotondo con il patrocinio, tra gli altri, dell’Istituto Magistrale “Maria Immacolata”, ospitava come relatore Pino Aprile, l’autore di “Terroni”, un libro che avevo letto tanti anni fa e che continua ad essere pubblicato nonostante il suo discutibile valore storiografico. Il luogo della Tavola Rotonda con la presentazione del volume (ora intitolato “ Il Nuovo Terroni”) era l’auditorium “Piergiorgio Frassati”, sito a pochi metri dall’Istituto Magistrale. L’incontro era fissato per le 11 di mattina, orario che mi è sembrato un po’ insolito, ma poi mi è stato chiaro il motivo: la sala mi sembrava strapiena di studenti dell’ultimo anno della suddetta Scuola. Dopo il primo intervento del moderatore, che si è complimentato per le “sorprendenti” rivelazioni storiche contenute nel libro, lo stesso ha dato la parola all’Autore, il quale ha dissertato per un’ora e mezza sui danni prodotti dall’Unificazione Italiana, sulle ricchezze del Sud derubate dai Savoia e su Garibaldi “trafficante di schiavi” ecc. ecc. Insomma ha fatto una carrellata dei miti sudisti, tipici del revisionismo del Risorgimento, che da anni va propagandando nelle sedi più disparate, dove una massa di persone, in buona fede e non sempre supportata da una solida conoscenza storica, si lascia facilmente affascinare dai racconti revisionisti di Aprile che, a mio parere, cerca di assecondare l’umore dei meridionali revanchisti, raccontando loro ciò che vogliono sentirsi dire, con appropriate frasi ad effetto. In realtà anche in quella sala, una parte del pubblico si mostrava incredulo nell’ascoltare quelle rivelazioni pseudostoriche, altri annuivano in segno di approvazione, sia quando ha citato i commenti del Lombroso e di alcuni politici leghisti sui meridionali sia quando ha concluso la sua relazione con la frase ad hoc: «siate orgogliosi di essere meridionali».A questo punto ho sentito l’obbligo di intervenire. Mi sono avvicinata al tavolo dei relatori e ho fatto cenno al Preside, Antonio Tosco, di darmi la parola. E questi, visibilmente infastidito, mi dice che non c’è tempo in quanto sono già in lista tre ragazzi con le loro domande. Allora ho guardato verso il moderatore per chiedere sostegno, ma nemmeno da parte sua c’è stata la benché minima disponibilità. Insomma a me è sembrato volessero impedirmi di parlare! Ma io non mi sono arresa e, dopo aver aspettato l’intervento dei ragazzi e poi quello di un politico locale, ho chiesto nuovamente di poter intervenire. Ma ancora un ennesimo divieto! Quindi mi sono incamminata lungo la passerella che porta al palco e ho incominciato a parlare senza microfono. Ho fatto appena in tempo a dire che la narrazione di Pino Aprile sulla questione meridionale era solo una sua ipotesi di ricostruzione storica opinabile e che la storia dovrebbe essere oggetto di studio e non terreno di contesa, quando il Preside mi ha urlato contro, intimandomi di uscire immediatamente dalla sala!
Anche se la tensione e l’emozione erano al massimo, ho continuato il mio discorso sottolineando che una “tavola rotonda”, per sua natura, prevede il contraddittorio. Contraddittorio ancor più doveroso per la presenza dei ragazzi, i quali non devono essere a mio parere manipolati in modo quasi surrettizio, ma hanno il diritto di formarsi una loro coscienza critica ascoltando più voci.
Intanto il Dirigente scolastico continuava ad impormi di lasciare la sala con un tono di voce abbastanza alto che, amplificato dal microfono, avrà sicuramente impedito ai presenti di poter ascoltare quanto andavo dicendo. Poi, rivoltosi agli alunni, li ha esortati a uscire perché la conferenza era finita.
Di fronte a uno spettacolo per me così indegno e squallido, non potevo fare altro che avviarmi verso la porta, con l’amara consapevolezza che, dal mio punto di vista, in quel momento gli alunni avevano ricevuto un messaggio fortemente diseducativo e proprio da parte di un Dirigente scolastico!!
Ora mi domando: è mai possibile che il Preside di una Scuola, – che per sua natura è delegata al dibattito, perché luogo per eccellenza della libertà di pensiero, di parola, di opinione, – possa comportarsi così in un luogo pubblico e alla presenza di un nutrito gruppo di alunni?! La censura, che io ritengo di aver subìto, è già di per sé un atto grave, ma è ancora più grave quando viene esercitata in un simile contesto.
Ho sentito l’obbligo morale di segnalare questo brutto episodio: lo dovevo a me stessa e a quanti credono che poter esprimere le proprie opinioni sia un diritto/dovere che nessuno si può permettere di calpestare.
Nondimeno rimane l’amarezza che, se non ne fossi stata impedita, avrei potuto dire ai ragazzi di non farsi condizionare dalle ombre di un passato distante 160 anni, ma di mettere a disposizione del nostro Paese tutta la loro energia vitale per renderlo più coeso e libero dai condizionamenti campanilistici. E che l’orgoglio di essere meridionali non deve precludere la possibilità di sentirsi orgogliosi di essere italiani ed anche europei.


Maria Schiena

Un pensiero su “Scuola pubblica e Risorgimento

  • Augusto Marinelli

    La massima solidarietà alla collega Schiena e l’invito a tutti gli altri colleghi a difendere la loro dignità professionale di fronte a dirigenti scolastici – e purtroppo il soggetto ricordato dalla professoressa Schiena non è certo il solo – che usano la loro funzione per fini opposti a quelli cui sono istituzionalmente preposti.

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