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Bufale marine

Non esiste neoborbonico che, parlando dell’economia del regno delle Due Sicilie, non ripeta il seguente versetto tratto dalla «Bibbia dei primati»: «nel 1860 prima flotta mercantile in Italia (seconda nel mondo)».
Controlliamo, numeri alla mano, la veridicità di questa affermazione. L’indagine è qui molto facilitata dall’ottimo lavoro svolto sull’argomento da una eccellente storica, Alida Clemente, utilizzando le fonti coeve, principalmente borboniche (se ne trova l’elenco in A. Clemente, La marina mercantile napoletana dalla Restaurazione all’Unità. Flotta, tecniche e rotte tra navigazione di lungo corso e cabotaggio, «Storia economica», anno XIV, n. 2, pp. 207 e ss.).

Ed ecco qual era la situazione alla vigilia dell’Unità secondo i dati che la professoressa Clemente ne ha ricavato: Regno di Sardegna: bastimenti 2908, tonnellaggio 208.918; Venezia e Trieste, bastimenti 3.351, tonnellaggio 350.899; Regno delle Due Sicilie (domini citra ed ultra Pharum), bastimenti 11.329, tonnellaggio 302.068. Come si vede la marineria borbonica, che pur aveva compiuto notevoli progressi nel corso dell’Ottocento, era la prima fra gli stati italiani per numero di imbarcazioni ma seconda per tonnellaggio, elemento comunemente utilizzato per valutare la potenza di una marina mercantile, e addirittura terza per «tonnellaggio medio» poiché venivano incluse nel numero complessivo anche le oltre 6000 imbarcazioni che avevano una stazza inferiore alle 10 tonnellate, erano cioè poco più che barche da pesca adatte soltanto al piccolissimo cabotaggio. Eliminandole, il numero dei natanti risulta più che dimezzato ma raddoppia il tonnellaggio medio, che raggiunge le 55 tonnellate, restando comunque al di sotto della media delle altre marinerie.

Quanto alla classifica su scala europea, la flotta inglese raggiungeva le 4.669.000 tonnellate di stazza, quella francese 1.011.000, quella tedesca 808.000. Su scala mondiale, ricordo solo che la flotta mercantile degli Stati Uniti toccava nel 1860, secondo una stima prudente, tonnellate 4.446.387 di stazza. Risparmio al lettore altre cifre. In un simile panorama come si possa affermare che la flotta mercantile del regno delle Due Sicilie, pari al 7% circa di quella britannica o di quella statunitense e a distanza abissale da altre flotte, fosse «seconda» nel mondo a ridosso del 1860 è un piccolo mistero della aritmetica neoborbonica.
Purtroppo proprio questa ottusa e mistificatrice esaltazione dei meriti dei sovrani borbonici finisce per oscurare quanto di buono facevano i loro sudditi. Restando, per fare un esempio, alla marina mercantile, pochissimi sanno che il console inglese a Napoli, che si chiamava Gallwey, nel 1843 lodava costumi e competenza dei capitani delle navi mercantili sia napoletane che siciliane (in nessuna fonte ottocentesca si trova l’orrendo e truffaldino aggettivo «duosiciliano»), paragonandoli favorevolmente ai loro colleghi britannici che giudicava invece rozzi, ignoranti e talvolta dediti all’alcool.

Augusto Marinelli

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