1860

La rivolta della Gancia

Il 4 aprile del 1860 alcune decine di uomini con a capo il mastro fontaniere Francesco Riso, muovendo da un magazzino del convento della Gancia, diedero inizio all’insurrezione palermitana che avrebbe convinto definitivamente Giuseppe Garibaldi a organizzare una spedizione in Sicilia. Si trattò di una rivolta organizzata e decisa da un gruppo di artigiani e di popolani membri della minoranza democratica del Comitato Rivoluzionario palermitano, decisa ad agire senza tentennamenti, incertezze, attendismi per dare vita a una rivoluzione politica e sociale contro l’opinione della maggioranza moderata, titubante sul successo dell’impresa e timorosa di un sbocco insurrezionale difficilmente pilotabile.

Fu Riso a rompere gli indugi e a prendere autonomamente la decisione di insorgere all’alba del 4 aprile. Da un punto di vista militare l’insurrezione fu un fallimento: cinque insorti furono uccisi in combattimento, quattordici furono catturati quello stesso giorno e altre centinaia nei giorni seguenti durante i combattimenti fuori Palermo. Tredici degli insorti, tra cui il padre di Riso furono fucilati il 14 aprile mentre Francesco morì alla fine del mese per le ferite riportate il 4. La rivolta, se pur stroncata facilmente, proseguì nelle campagne offrendo il modo a Crispi di dimostrare a Garibaldi come l’isola fosse pronta ad accogliere la spedizione che questi avrebbe organizzato di lì a poco.

Riso, in punto di morte, amareggiato per il fallimento della rivolta e per la mancata sollevazione della città, non immaginava che il 4 aprile sarebbe stato celebrato dall’Italia unita come un mito civile. Il 29 settembre, infatti, alla vigilia del plebiscito, il prodittatore Mordini decretò che il 4 aprile e il 27 maggio fossero compresi tra le feste nazionali in Sicilia e dal 1861 la rivolta della Gancia divenne protagonista di celebrazioni ufficiali nelle scuole e in città con distribuzioni di medaglie ai superstiti, inaugurazioni di monumenti e di lapidi, pubblicazioni, orazioni, cortei studenteschi in pellegrinaggio nei luoghi dell’insurrezione, della fucilazione dei tredici ecc. Un vero e proprio rito laico.

Nei primi decenni dello Stato unitario il 4 aprile divenne uno dei tasselli di questa religione civile attraverso la quale l’Italia creava i propri eroi, miti, monumenti, tradizioni. Nel 1924 le autorità scolastiche palermitane soppressero la vacanza del 4 aprile e l’ultima volta che questa data è stata degnamente celebrata è stato nel 1960, in occasione del centenario. Allora il presidente della Regione siciliana Majorana commemorò la rivolta del 4 aprile con un discorso al teatro Politeama mentre una solenne cerimonia funebre rievocativa dei martiri fu celebrata proprio nella chiesa della Gancia. Forse è esagerato scrivere che, senza la rivolta della Gancia, Garibaldi non sarebbe entrato a Palermo e che fu essa a permettere la realizzazione della rivoluzione del 1860 ma indubbiamente gli avvenimenti di quel 4 aprile impressero una accelerazione straordinaria agli eventi e, retrospettivamente, possiamo oggi affermare che le campane della Gancia annunciarono la morte del Regno delle Due Sicilie e la nascita dell’Italia unita. G.P.

Principale bibliografia di riferimento: – Ingrassia M., La rivolta della Gancia, Palermo, L’Epos 2006.

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